IN EDICOLA: IL GIORNO 27 LUGLIO 2007

CHIUSE LE INDAGINI SUL ROGO DI OPERA
Tende bruciate, 9 a giudizio
Tra loro il leghista Ettore Fusco, prosciolto esponente di An
di MARIO CONSANI— MILANO —«OCCUPIAMO il campo nomadi! Questi signori a Opera non li vogliamo... dobbiamo prenderci le nostre responsabilità ... dobbiamo essere noi in prima persona ad andare lì... andiamo tutti e resistiamo perché così Opera è nostra...». È la sera del 21 dicembre dello scorso anno quando, in Consiglio comunale e appena fuori, arringando una folla di cittadini, il leghista Ettore Fusco pronuncia queste parole. Poco più tardi, qualcuno darà fuoco alle 13 tende della Protezione civile che nell’«area circense» di via Marcora avrebbero dovuto ospitare temporaneamente una settantina di rom sgomberati da via Ripamonti. Ora, a sette mesi da quel rogo, la procura di Milano ha chiuso le indagini contestando a otto cittadini di Opera la responsabilità dell’incendio e del danneggiamento, e imputando a Fusco il ruolo di istigatore a compiere quei gesti.Tra i nove destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Laura Barbaini, non c’è invece il nome di Alberto Pozzoli, esponente di An pure lui a suo tempo indagato come «mandante» al pari di Fusco ma per il quale, evidentemente, la procura sembra avere in animo una richiesta di archiviazione. QUELLA SERA, il Consiglio comunale di Opera era stato convocato anche per ratificare l’accordo intervenuto con il comune di Milano per la soluzione provvisoria a favore delle famiglie rom. Ma dopo la «requisitoria» di Fusco e le proteste dei cittadini che spinsero il sindaco a sospendere la seduta dell’assise, qualcuno pensò bene di «prendersi la responsabilità» di appiccare il fuoco alle tende. Secondo la Procura, «Fusco intervenendo verso le ore 21.22 nell’aula consiliare, nella quale erano confluiti i cittadini, e parlando alla folla, istigava pubblicamente i presenti a commettere uno o più reati e in particolare a commettere azioni di occpuazione della tendopoli di Opera, incitando più volte i numerosi cittadini, accalcatisi nella sala consiliare in un numero non inferiore a circa 100 persone, e poi usciti nella piazza davanti al Comune, a portarsi nell’area circense».LO STESSO SINDACO di Opera Alessandro Ramazzotti, del resto, quella sera si era chiamato fuori dall’accordo intervenuto tra Comune di Milano, Provincia e Prefettura sulla sistemazione provvisoria dei nomadi, con un «non ne sapevo un’acca» che in pratica accusava gli altri enti di averlo scavalcato, «pur avendo (lui, ndr.) avvisato con anticipo le autorità della protesta cittadina e delle sue derive». Tra le settanta persone provenienti dal campo nomadi abusivo di via Ripamonti (raso al suolo il 14 dicembre per decisione del Comune di Milano) c’erano 34 bambini che rischiavano di restare all’addiaccio.
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