"I fantasmi di Opera nell'urna di aprile"

di Luca Fazio su Il Manifesto del 16/03/2008
Se la «sicurezza non è di destra e non è di sinistra», come sostiene il Pd, chi voteranno i cittadini di Opera? Un significativo test elettorale nell'hinterland di Milano, dove un gruppo di razzisti «bipartisan» incendiò un campo rom Il leghista che organizzò il piccolo pogrom oggi è candidato per il Pdl. «Quei fatti hanno lasciato un segno profondo e rafforzato l'estrema destra, ma il centrosinistra ce la farà», dice Riccardo Borghi (Pd)
Quanto paga, in percentuali di voto, impostare una campagna elettorale soffiando sul fuoco della paura o «insicurezza percepita», bizantinismo politicamente corretto che serve a giustificare politiche repressiva, derive razziste comprese? In questa noiosa campagna elettorale versione light (appesantita solo dalle solite gag di Berlusconi), meglio chiederselo per tempo, prima che lo scandaloso discorso sulla «castrazione chimica» di Veltroni trovi pane per i suoi denti, magari «un orribile fatto di cronaca», prima del prossimo spettacolare delitto commesso da un «extacomunitario», un rumeno sarebbe perfetto, prima ancora che prenda fuoco il prossimo campo di zingari (le bottiglie incendiarie sono all'ordine del giorno).
Il laboratorio di Opera. A bocce ferme, Opera, 14 mila abitanti a sud di Milano, è un laboratorio perfetto per scoprire se è vero che per riconquistare «il nostro popolo» sia necessario ripetere come un mantra «la sicurezza non è di destra né di sinistra», maniera elegante per dire che anche un elettore del Prc, a denti stretti, ormai ammette che il problema esiste, che zingari e rumeni proprio non li sopportiamo; uno del Pd, se dovesse servire, avrebbe meno problemi a metterlo nero su bianco tra le righe della legge Bossi-Fini, che non a caso non è mai stata messa in discussione dal governo Prodi.
A Opera, il 13 aprile, si vota per le amministrative. E' passato del tempo da quando alcuni cittadini, istigati del leghista Ettore Fusco, appiccarono il fuoco a un campo rom della protezione civile destinato a trenta famiglie, con molti bambini iscritti a scuola. Nemmeno troppo, però. Tutti hanno ancora impresso nella memoria quella sera del 21 dicembre 2006, e il piccolo pogrom casereccio che ha segnato una svolta imbarazzante per la politica sicuritaria che guarda a sinistra. Quel presidio illegale e minaccioso è durato un mese, e anche i piccoli rom sono stati minacciati e presi a sputi; è stato organizzato da esponenti della destra locale ma è stato sopportato, e supportato, anche da cittadini che avevano votato per il centrosinistra. E adesso? Gli operesi dovranno scegliere se confermare quella giunta di centrosinistra che aveva accettato il campo, oppure premiare la battaglia razzista del candidato sindaco scelto dal centrodestra. Chi è? Proprio lui, Ettore Fusco, il leghista che è appena stato assolto dall'accusa di istigazione a delinquere per aver organizzato la spedizione contro gli zingari (otto operesi sono ancora sotto processo per quel raid tollerato da politici e istituzioni). Il suo vice, Alberto Pozzoli, 27 anni, proviene invece da Azione giovani e fa politica nella curva dell'Inter, suo lo striscione che sventolava sulle gradinate dello stadio lo scorso inverno, «Opera non mollare».
Centrosinistra sotto shock «Loro stanno facendo la campagna elettorale all'insegna del terrore e dell'odio ma noi vinceremo sicuramente le elezioni», giura il sindaco uscente Alessandro Ramazzotti, ex diessino convertito al Pd che a suo tempo fu schiacciato, e scioccato, dall'incapacità della politica e delle istituzioni di sopportare la spallata xenofoba del centrodestra. Una candidatura scandalosa? Ramazzotti non è stupito, «le idee di Ettore Fusco sono coerenti con quelle del centrodestra, candidarlo a Opera ci sta, non mi scandalizzerei, e poi è stato assolto...». L'ottimismo del sindaco uscente poggia su un dato incontrovertibile: nella sua cittadina il centrosinistra perde le elezioni nazionali ma ribalta clamorosamente il risultato nelle amministrative: 62% dei voti nel 2003 (dal 1945, fatta eccezione per una breve parentesi forzitaliota - 1995/1998 - è sempre andata così). La sua analisi è un condensato del Pd pensiero, che sia efficace è ancora tutto da dimostrare: i nostri cittadini sono preoccupati perché vivono peggio di prima e «la loro diffidenza è comprensibile», nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che «i rom non sono solo dei perseguitati poiché svolgono anche attività irregolari», quindi «dobbiamo attivare percorsi di inserimento». Quali, è il problema, e non solo a Opera. Comunque, «il centrosinistra, qui, prima ha subìto un contraccolpo, poi ha lavorato bene, sono sicuro che i nostri cittadini non siano stati tutti annebbiati da quella vicenda».
La radicalizzazione della destra. Il punto però non è la disperante pochezza del candidato Fusco (di memorabile, dopo l'assalto, va registrato solo un simpatico corso di autodifesa in una palestra frequentata da quindici persone), ma «quell'esplosione di razzismo che ha causato una forte radicalizzazione della destra sul territorio e che sottotraccia potrebbe aver intercettato la sensibilità del nostro popolo, che rischiamo di non saper più gestire». Ecco la preoccupazione di Matteo Armelloni, assessore alle politiche sociali del Prc. Spesso, anche tra i «suoi», gli viene mossa questa obiezione: «Voi siete bravi, però quella roba degli zingari non dovevate farcela». Non per dire che gli operesi siano tutti razzisti, o annebbiati, ma si capisce che quell'assalto al campo riguarda la sinistra, o centrosinistra, eccome. C'è stata forse una sincera riflessione sul fatto che la prima imbarazzante protesta spontanea sia stata organizzata dai Verdi locali (quattro presidianti e il cartello «dopo la discarica ci mandate i rom»)? No. E vorrà pur dire qualcosa se l'assessore Armelloni, dopo i fatti di dicembre, è stato costretto ad accettare per quattro mesi la scorta della polizia, solo perché oltre che «amico degli zingari» è anche marito di una donna straniera.
Sinistra e Pd alla prova del voto. Se questo è stato il clima che si è respirato, «oggi non si può più vivere di rendita rispetto al 62% del 2003». Esordisce così, con molta prudenza, Riccardo Borghi, il candidato sindaco alle amministrative per il Pd (qui è saldamente alleato con la Sinistra Arcobaleno). «Quei fatti - spiega - non sono stati irrilevanti e hanno lasciato un segno, hanno vivificato delle forze che a Opera non hanno mai avuto dignità di soggetto politico. Sono emerse formazioni giovanili di destra che si sono compattate, per noi è una situazione inedita. Sicuramente tutto ciò avrà un ricasco elettorale». La vicenda dei rom, prosegue, ha fatto nascere stati d'animo di disaffezione alla politica: «Fate tanto per i rom e non fate niente per la nostra gente», questo dicono, ecco un'altra obiezione che mette il centrosinistra con le spalle al muro. «Un tema delicato come quello dell'accoglienza non si può affrontare senza considerare il malessere del ceto medio che si è impoverito, sono persone che prima stavano meglio e ora vivono la sindrome dell'abbandono, in parrocchia ci sono riunioni dove le giovani coppie si lamentano perché non riescono a pagare l'affitto, e questo disagio che definirei di tipo esistenziale aspettava solo l'occasione di poter esplodere». Borghi individua dei colpevoli, «Provincia e Prefettura hanno giocato in modo maldestro», ma non si tira indietro nell'ammettere qualche responsabilità: «Noi abbiamo clamorosamente sbagliato quando abbiamo accettato quel campo lasciando poi la gestione della comunicazione a quella piazza arrabbiata, in quel modo ci siamo intrappolati da soli». La poltrona di sindaco è a rischio? «Attorno a quel presidio si poteva creare un'aggregazione forte, ma credo che non sia andata così. Abbiamo scelto di non avvitarci in contrapposizioni che avrebbero potuto spaccare il paese, e constato con soddisfazione che tutti i tentativi di far rivivere quel clima sono falliti miseramente. Sono ottimista perché credo che l'opinione degli operesi moderati non possa riconoscersi nel candidato di centrodestra, certo che l'abbinamento con le politiche, in un momento come questo, non ci favorisce di sicuro».
Non c'era posto per loro. Conosce gli operesi don Renato Rebuzzini, modi spicci e nomea da «prete comunista», come sempre accade quando gli uomini di chiesa si mettono al servizio degli ultimi. A Opera ha detto messa per 14 anni, adesso è incaricato nella parrocchia di Paderno Dugnano. La vigilia di natale 2006, scandalizzando, accolse i parrocchiani parafrasando il Vangelo di Luca: Maria e Giuseppe, e il figlio appena dato alla luce costretto in una mangiatoia, «perché non c'era posto per loro nell'albergo». Don Renato con questo passo - «non c'è posto per loro» - chiudeva alcune riflessioni che aveva fotocopiato per i suoi fedeli. Scriveva: «Vedevo donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano». Parole che non sono state apprezzate. Secondo don Renato il rischio di un grosso spostamento elettorale esiste, eccome. «La spudoratezza di candidare un personaggio come Ettore Fusco è inquietante, significa che hanno la percezione di aver toccato delle corde che vibrano moltissimo. E' accaduto anche a persone che avevano ruoli di responsabilità nella mia parrocchia, mai me lo sarei aspettato, tutti accalappiati emotivamente da quella gazzarra, dicevano che non bisognava bruciare le tende, però, però...». Però.

Raoul Ugo Montanari


Milano, 17/09/1985
www.raoulmontanari.it

Ileana Zacchetti

link a www.ileanazacchetti.it

Pasquale Antonio Toma


Galatina 08/10/1947
in allestimento

Marco Antonio Alberto Rossi


Milano 03/03/1955
in allestimento

Claudio Emenio Stroppa


Milano 16/10/1938
in allestimento

Marcello Stefano Mancina


Milano 07/07/1970
in allestimento

Corrado Anelli


Milano 07/05/1980
in allestimento

Antonio Stefano Buono


Rotondi 17/06/1970
in allestimento

Vittorio Calvi


Milano 09/01/1949
in allestimento

Maria Rosaria Rivieccio


Napoli 07/06/1944
in allestimento

Gaetano Tedeschi


Milano, 01/1101951
in allestimento

Alberto "Pino" Pozzoli


Vizzolo Predabissi 17/02/1980
in allestimento

Antonino Nucera


Melito di Porto Salvo 16/05/1971
in allestimento

MARIA ROSARIA CIUCCIO IN PETRONE

MARIA ROSARIA CIUCCIO IN PETRONE
NATA A NAPOLI IL 09-07-1944
RESIDENTE A OPERA IN VIA SPORTING MIRASOLE N. 9
PROFESSIONE : ESERCENTE
SLOGAN: " PER FAVORIRE LO SVILUPPO COMMERCIALE SUL TERRITORIO DI OPERA"

MARIA PIA GIMILLARO IN SOLEO

MARIA PIA GIMMILLARO IN SOLEO
NATA A GENOVA IL 25-11-1954
RESIDENTE A OPERA IN VIA SPORTING MIRASOLE N. 48
PROFESSIONE : DIRETTORE AMMINISTRATIVO DEL CIRCOLO DIDATTICO DI OPERA
SLOGAN: " UN IMPEGNO PER FAR DIVENTARE LE SCUOLE IL FIORE ALL'OCCHIELLO DEL NOSTRO COMUNE"

DAVIDE NININO


LORENZO BOZZINI

Nato a Vizzolo Predabissi, ventotto anni fa, sono residente a Opera da sempre. Di professione svolgo l'attività di Architetto-Urbanista per un affermato studio in Milano.
Sono giovane ed ho già una grande esperienza nel campo delle politiche territoriali, urbane e ambientali.
Mi candido per una politica fatta di competenza, serietà e concretezza! Diamo una vera svolta nel modo di amministrare, mandiamo a casa chi ci amministrato con superficialità, pressapochismo e slealtà!

RENATO COLOMBO


RENATO COLOMBO
NATO A MILANO NEL 1952
RESIDENTE A OPERA DA 42 ANNI
PROFESSIONE BANCARIO
SCHIERAMENTO POLITICO LEGA NORD
PERSONA DI SPICCO NEL PRESIDIO DI OPERA DEL DICEMBRE 2006
COLLABORATORE DI OPERA SICURA
IL MIO IMPEGNO CON VOI E' PER UN PAESE PULITO, ORDINATO, SICURO.
RICORDATEVI CHE OGNI PENSIERO E IDEA SERVE ED AIUTA A MIGLIORARE.
CELL. 336505376 E-MAIL: renet52@alice.it

Fabrizio Angelo DALCERRI

Nato a Milano trentanove anni fa, da famiglia storica operese, ho sempre vissuto in questo comune di cui conosco i pregi, i difetti ed i bisogni. Sono diplomato perito meccanico all’istituto Feltrinelli di Milano e lavoro nell’azienda di famiglia che porta il mio cognome, ubicata al centro di Opera, sotto gli occhi di tutti. Hobby: la montagna, la lettura, il ballo, lo sport e soprattutto, purtroppo o per fortuna, l’Inter.
Sono iscritto dal 1989 alla Lega Nord e milito attivamente dal 1996. Sono stato responsabile amministrativo della sezione locale dal 1998 al 2003 , poi segretario di sezione e infine membro del direttivo di circoscrizione dal 2003 al 2006. Faccio ancora parte della segreteria locale. L’anno passato ho partecipato attivamente a quello che è stato definito “IL PRESIDIO DI OPERA” contro il campo nomadi ed a tutte le iniziative collegate, risultate vincenti, che mi hanno sempre visto in prima linea.
Mi propongo soprattutto per migliorare i servizi sul nostro territorio, soprattutto nel campo del sociale, rendendoli più accessibili ai cittadini con reali difficoltà di svantaggio fisico o economico. Ambisco a fare qualcosa di concreto per le politiche giovanili e far si che la famiglia sia un punto di riferimento prioritario dll’azione politica, per una onesta gestione territoriale e per riscoprire e nostre tradizioni storiche.

Simone Stefano Gusmeri

Mi presento: sono Simone Stefano Gusmeri, nato in zona Corvetto a Milano nel lontano ottobre del ’67 dove ho vissuto tutta la mia infanzia finchè la mia storia mi ha portato a vivere in questo Comune dove mi sono sposato e allargato la famiglia con due “meravigliosi” bambini. I primi contatti con Opera li ho avuti giocando negli anni ‘80 per la squadra calcistica di Noverasco, raggiungendo con questa molte vittorie e prestigiosi trofei. Mi sono diplomato all’Istituto Zanella con indirizzo Tecnico Commerciale Europeo nel 1985 (prima scuola ad ottenere il riconoscimento dalla CEE del proprio diploma scolastico per esercitare la professione in tutti gli Stati della Comunità). In questo Istituto ho conosciuto la mia futura consorte, figlia di una delle famiglie che hanno fatto la storia di Opera e, quindi, mi sono trasferito da Milano in pianta stabile negli anni ’90.
Dopo alcune esperienze lavorative nel settore pratiche amministrative e commerciali, ho seguito per 17 anni, da Responsabile Import-Export l’attività di una Ditta di Articoli per la Pesca Sportiva (Milo). Ora, tenendo conto che dopo i 40 anni si può anche cambiare pagina, svolgo il ruolo di Fiduciario per il recupero dei veicoli ritrovati per il Gruppo Generali, eleggendo Opera come punto logistico per il Nord d’Italia.
Dopo aver seguito per una decina d’anni le vicende politiche di questo Paese, la scorsa volta mi sono candidato a Consigliere Comunale sostenuto dal Polo per Opera acquisendo una buona esperienza. Dopo le note vicissitudini del dicembre 2006 dell’ormai famosissimo PRESIDIO DI OPERA contro i campi nomadi ho capito che era giusto proseguire questa storia impegnandomi ulteriormente. Niente di meglio che appoggiare la candidatura di Ettore Fusco come Sindaco e presentarmi con la Lega Nord di cui sono parte attiva e ne condivido le idee.
Il mio obiettivo è di dare nuova vita a questo Paese che troppo ha ricevuto in maniera negativa da questo regime di Sinistra, riducendolo ad un vero e proprio paese dormitorio senza alcun rispetto e calpestando più volte il vero desiderio dei Suoi cittadini.
Dobbiamo garantire Sicurezza, Vivibilità, Trasparenza, Viabilità e Concretezza. Termini da mettere in atto immediatamente dopo il Voto: Riprendiamoci Opera !!!

IL CANDIDATO SINDACO

Mi presento alla cittadinanza: Il mio nome di battesimo è Ettore, vivo con mia moglie Paola e tre splendidi bambini Deborah, Veronica e Lorenzo, di tredici e sette anni le bimbe e dieci mesi il maschietto. Sono nato trentotto anni fa a Milano e, dopo aver trascorso i miei primi cinque anni di vita a Cologno Monzese nella periferia nord della città, mi sono trasferito all'età di cinque anni qui a Opera, nel sud milanese.
Ho abitato, in Via Toscana, in Via Carducci ed al Cavallino. Ho lavorato per un decennio nel negozio di famiglia, un’ottica orologeria, nella centrale Via Manzoni e da otto anni gestisco un’attività autonoma all’interno del centro commerciale del paese. Tra le due esperienze imprenditoriali ho gestito per un paio di anni un’ottica a San Donato Milanese.
Politicamente sono attivo da venti anni per sostenere i miei concittadini e vivere meglio il nostro paese oltre a contribuire con l’informazione politica sul territorio a portare avanti anche su scala nazionale un progetto di federalismo per unire la nazione, rendendola una vera e propria federazione, dove la classe dirigente possa svolgere al meglio il proprio dovere istituzionale e sia individuabile dai cittadini al fine di renderne evidenti i meriti o le responsabilità in caso di buone o cattive gestioni.

Da dieci anni sono Consigliere Comunale e mi batto, all’opposizione, per la difesa dei diritti dei cittadini dimenticati da un’Amministrazione attenta più a conservare il proprio elettorato che non a fare gli interessi della popolazione.

Ho lottato tenacemente su svariati fronti, dall’ufficio postale a Noverasco, all’uso corretto del centro civico della frazione popolosa che confina con Milano; dall’allargamento della Via Ripamonti che finalmente sembra stia per prendere il via, all’opposizione ai dazi in ingresso a Milano; dalla battaglia vinta contro la Jelly Wax grazie anche alla precedente Provincia che non le rinnovò le licenze, all’opposizione contro l’inceneritore con mille firme di cittadini e la conseguente promessa dell’attuale Regione Lombardia di tenerne conto; dal soddisfacimento di bisogni individuali di singoli cittadini che ne avevano diritto, all’ottenimento di migliorie su vasta scala come sistemazione di strade, giardini e rimozione di barriere architettoniche.
Nella scuola mi batto da sempre per la sicurezza, ad esempio contro i cancelli aperti nei plessi scolastici e l’incuria delle strutture esistenti, ed a favore dell’apertura di nuove aule sia al nido che nelle scuole materne.
Un altro successo è stato quello dell’appello a non riscattare il diritto di superficie per le aree della 167 che il Comune proponeva, con prezzi spropositati e condizioni capestro, minacciando la non riapertura futura di bandi oltre ai controlli a tappeto in caso di cessione di immobili. La promessa fatta allora di rivedere il prezzo che i soci delle cooperative avrebbero dovuto corrispondere al Comune, per diventare proprietari della propria casa, resta ovviamente un impegno preso che sarà portato a termine a vantaggio di tutti gli operesi che hanno acquistato una casa in cooperativa.
Ultimamente mi sto battendo per difendere Noverasco dall’arrivo di mafiosi che, con la trasformazione del carcere operese in luogo di concentramento dei boss più pericolosi sottoposti a regime di carcere duro, potrebbe diventare crocevia di interessi legati a “cosa nostra”.
Il Comune non può permettere che la trattativa con l’Enpam sia sfavorevole agli inquilini, poiché gli appartamenti lasciati liberi potrebbero diventare le residenze dell’entourage dei boss detenuti.

Purtroppo sono salito alla ribalta della cronaca nazionale per la vicenda del campo nomadi che l’Amministrazione uscente ha tenacemente voluto ed alla quale mi sono opposto, con tutte le mie forze, fino a pagarne le conseguenze giudiziarie con un procedimento penale che si è appena concluso con un’assoluzione per non aver commesso il reato di istigazione a delinquere di cui ero accusato.
Ho tenuto sotto pressione la mia famiglia che ha vissuto perquisizioni, intercettazioni e momenti di forte sgomento ed un intero paese che ha letto nelle vergognose accuse di un Sindaco e dei suoi colleghi di Giunta una vergognosa strumentalizzazione politica di un dramma che Opera ha vissuto proprio a causa loro.
Se oggi non ci sono campi nomadi a Opera il merito va dato a Ettore Fusco, agli altri otto operesi ancora sotto processo per reati simili a quello da cui è stato scagionato l’attuale Candidato Sindaco ed a tutti i cittadini, di questo coraggioso ed orgoglioso paese, che hanno saputo spezzare le catene della schiavitù partitica ed istituzionale.

Mi occuperò del nostro paese con la stessa passione che dedico alla mia famiglia ed alla professione che svolgo. Sono un tenace lavoratore ed un combattente indomito che, dopo tanti anni di sacrifici per la propria comunità, ha ricevuto il più alto riconoscimento: La candidatura a Sindaco da parte del Popolo della Libertà, della Lega Nord e dell’Unione di Centro.

UN IMPEGNO CONCRETO PER OPERA

  1. Sicurezza per noi ed i nostri figli. Maggiore controllo da parte della Polizia Locale, di concerto con le altre forze dell’ordine, ed interazione con i comandi dei comuni limitrofi. La Polizia Locale deve diventare una vera e propria risorsa per il territorio in termini di educazione al rispetto delle regole, prevenzione e repressione dei reati.
  2. Opera è città buia per eccellenza. Mancano i lampioni e laddove ci sono non funzionano. Unico angolo del paese illuminato e lo spiazzo dei lampioni di fronte alla banca Popolare di Milano dove possiamo trovare nove lampioni a distanza di quattro metri uno dall’altro disposti su tre file.
  3. Come per i lampioni, proprio quella stessa area di Opera che una volta era adibita a fontana paludosa, presenta anche un’altissima densità di cestini, neri, enormi, disposti come i lampioni in prossimità di panchine senza schienale. Un esempio di spreco energetico, e cattivo gusto, per illuminare cento metri quadrati inutili; uno spreco di denaro per la quantità di lampioni e cestini e tutto questo in spregio delle più elementari regole della buona amministrazione. I cestini vanno posti laddove la gente passa, o sosta a lungo, ed analoga considerazione vale per i lampioni che devono illuminare tutte le strade, non solo un angolo di paese.
  4. Nessun campo nomadi a Opera ed impegno concreto affinché anche nei comuni limitrofi non ve ne siano. Come prevede la Legge Regionale 12, sul governo del territorio, e nello specifico un emendamento alla stessa dell’Assessore al Territorio e Ambiente Davide Boni entrerà in vigore a breve una norma che prevede per la Lombardia che non vi saranno più campi rom se l’insediamento, oltre che approvato dal Comune sul cui territorio sorge, non è accettato dai Comuni che confinano con quello che lo ospita. Opera non accetterà di averne sul suo territorio e mostrerà sempre la sua contrarietà ad eventuali insediamenti nei comuni confinanti.
  5. Lotta alle zanzare mediante sistemi naturali già testati in altre amministrazioni. Ad esempio con l’impiego di piccoli pipistrelli che escono solo di notte dalle loro casette e si nutrono di zanzare. Migliaia di larve ogni notte rappresentano il nutrimento per ciascuno di questi animaletti notturni innocui per l’uomo. Ci attiveremo per il recupero delle rondini, che non sostano quasi più nel nostro territorio, anch’esse ghiotte di zanzare;
  6. Impegno per il definitivo allargamento della Via Ripamonti e per lo studio di fattibilità di una variante esterna e parallela alla congestionata arteria che collega Opera a Milano potenziando anche i collegamenti con Gratosoglio e Rogoredo;
  7. Collegamenti pubblici con i comuni limitrofi come San Donato Milanese, San Giuliano, Locate di Triulzi, Fizzonasco e Rozzano. Viaggi frequenti soprattutto verso gli ospedali Humanitas di Rozzano e la Clinica di San Donato Milanese ed, in concomitanza con gli orari dei treni, anche per raggiungere la stazione di Locate di Triulzi.
  8. Razionalizzazione delle piste ciclabili e realizzazione di nuovi tracciati che colleghino Opera con Pieve Emanuele, Fizzonasco, Rozzano, Poasco e Sesto Ulteriano.
  9. Regolamentazione del traffico cittadino anche in considerazione della necessità di incrementare mezzi di trasporto alternativi come le biciclette, i ciclomotori ed i mezzi pubblici. Creazione di un isola pedonale in centro paese e realizzazione di una vera piazza degli operesi che funga da punto di aggregazione per la comunità operese.
  10. No ai padiglioni dei superboss mafiosi concentrati nel carcere di Opera. Una simile operazione da parte dello stato ricorda la pratica dissennata, in voga fino a pochi anni fa, del soggiorno coatto o confino. I boss mafiosi venivano trapiantati al Nord dove, nel giro di poco tempo, vi trasferivano anche gli interessi ed i familiari. Temiamo che possa ripetersi la stessa storia in un quartiere dove l’Enpam dismette appartamenti e molti inquilini non possono permettersi di acquistare con la conseguenza che a molti di loro si sostituiranno uomini dell’entourage dei boss carcerati in regime di 41 bis.
  11. Assistenza agli anziani soli ed alle persone svantaggiate in genere. Trasporti dal domicilio, anche solo per fare la spesa, per tutte le persone non autonome bisognose di aiuto. Studio di fattibilità per l’edificazione di una residenza per anziani, anche non autosufficienti anziché il condominio per attempati autosufficienti, privi di assistenza medica, in Via Cavedini. La scelta dell’attuale Amministrazione non la condividiamo in quanto non soddisfa le esigenze del nostro paese, è costosa e non integrata da un più grande ed attrezzato complesso per anziani. A fronte di ventotto appartamenti dovrebbero esserci almeno un paio di infermiere sempre presenti, un medico e l’occorente per la gestione dello stabile. La Giunta ha dimostrato incapacità nella gestione della RSA gli Oleandri di Rozzano, dove l’ASL riserva alcuni posti ai cittadini operesi, e pertanto siamo certi che neppure saprà gestire il condominio per anziani di Via Cavedini. La struttura di Rozzano ha molte pecche che un Comitato di parenti, mai riconosciuto dalla struttura né dai comuni, continua a denunciare senza alcun riscontro da parte dell’ASL e degli enti che la gestiscono.
  12. Aiuti alla famiglia operese sotto forma di agevolazioni ai nuclei numerosi, ripristino degli sconti sulla mensa ed i servizi comunali a chi ne usufruisce per più figli, incremento della capacita ricettiva degli asili nido e scuole materne. Opera ha le strutture ma non le sfrutta per scelta dell’Amministrazione.
  13. Case popolari agli operesi privi di reddito ed eliminazione dell’articolo del regolamento comunale che prevede, nell’assegnazione degli alloggi del Comune, che gli aventi parenti a Opera non possano neppure fare domanda per l’assegnazione della casa.
  14. Maggiore pulizia ed ordine nei giardini. I parchi gioco dei bambini sono lo specchio della nostra società. Attrezzature devastate e mai riparate danno ai piccoli un idea di Amministrazione assente sulle questioni importanti e debole nella difesa della proprietà pubblica. Non riparare i giochi per anni ed aspettare la campagna elettorale per mettere le toppe rende anche ai più piccini l’idea di quanto sia evidente la malafede dei politici che amministrano Opera da quasi settantanni.
  15. Il nostro paese si è dimostrato comunità viva che reagisce e pretende rispetto dalle istituzioni. Amministreremo questo immenso patrimonio di risorse umane nell’interesse unico dei cittadini di Opera. Il ruolo degli operesi davanti all’opinione pubblica deve differenziarsi da quello degli italiani cui il mondo intero ha cucito addosso lo scudetto tricolore, senza alcun distinguo, dopo i fatti della spazzatura campana.

  16. In tema di rifiuti siamo un Comune virtuoso nel differenziare la spazzatura, ma dobbiamo ancora fare molto, e l’indirizzo dell’Amministrazione sarà proprio nella direzione di un incremento della differenziata tale da rendere Opera esempio da seguire nella risoluzione del problema stoccaggio ed eliminazione dei rifiuti. Per quanto possibile attueremo una politica di riduzione dei rifiuti alla produzione delle merci con una pressione sulle aziende locali, affinché riducano drasticamente gli imballaggi, e sulle attività commerciali per sensibilizzarne la coscienza ecologista ed aumentarne la differenziazione del gran volume di rifiuti prodotti. L’educazione al riciclo, ed al non sprecare, partirà dalla tenera età mediante la collaborazione con le Guardie Ecologiche Volontarie che potranno tenere lezioni specifiche nelle scuole materne, elementari e medie.
  17. L’inceneritore a Opera non si farà. Questo è un impegno concreto che il candidato Sindaco si prende con i cittadini di Opera in tema di smaltimento rifiuti. La provincia di Milano non necessita di ulteriori impianti, in Lombardia ce ne sono ben tredici ed i rifiuti campani non devono essere presi ad esempio negativo da chi, pretestuosamente, parla di responsabilizzazione e di non voler fare la fine della Campania. Con tutti gli impianti che ci sono in Lombardia non si corre alcun rischio ed anzi, per fare funzionare al meglio gli impianti esistenti, importiamo rifiuti da altre regioni per produrre a pieno regime. La ricetta per non aumentare il numero di inceneritori è dunque legata alla raccolta differenziata ed alla riduzione del rifiuto alla fonte.

Il PROGRAMMA del CENTRODESTRA per OPERA

Benessere, qualità della vita, sicurezza. Questa sarà una delle nostre maggiori sfide nei prossimi cinque anni con l’aiuto dei cittadini. Lo faremo soprattutto cercando di fornire maggiori e migliori servizi agli anziani ed agli inabili, insistendo fortemente sul diritto alla casa per tutti, sui diritti dei minori e dei giovani, e in generale dei più deboli che rischiano ogni giorno di restare indietro.
Il Comune di Opera che vogliamo è:
• un Ente il cui primo impegno sia rivolto a realizzare politiche eque ed indirizzate allo sviluppo per sostenere la famiglia, cellula fondamentale della società;
• un Comune che presti attenzione ai problemi della sicurezza e della protezione della popolazione con particolare riguardo alle fasce più deboli.
• un Comune che alle tasse versate dal cittadino corrisponda una corretta e premurosa erogazione dei servizi territoriali;
• un Comune dove ci siano una serie di agevolazioni fiscali per le categorie di cittadini che versano in stato di bisogno, con particolare riguardo a chi ha figli da mantenere e a chi assiste anziani e disabili in all’interno della propria famiglia;
• un Ente che migliori il livello dei servizi sociali, presenti nel Comune, con un occhio di riguardo alle nuove necessità emergenti, la cura e l’assistenza delle persone bisognose;
• un luogo più bello e vivibile dove prevalgano la lungimiranza, il buon gusto, la saggezza amministrativa e in cui aumentino, in tutti noi, il “senso di appartenenza e rispetto della cosa pubblica”;
• un Comune che non trascuri le opere e la manutenzione del territorio, curi l’ambiente e favorisca l’insediamento corretto delle persone sul territorio;
Con il programma politico che proponiamo agli elettori immaginiamo per i cittadini di Opera, Noverasco, del Dosso Cavallino e delle Cascine Folla e Montalbano un Comune più vicino alle loro reali esigenze.
E’ una sfida che lanciamo affinché venga colta dagli elettori che hanno voglia di cambiamento e di concretezza, di serietà, competenza amministrativa e di etica politica, congiunte ad una progettualità forte di persone che hanno imparato dove Opera può arrivare ma, soprattutto, conoscono come raggiungere gli obiettivi.
IL PROGRAMMA per OPERA
1. URBANISTICA, VIABILITA’ e LAVORI PUBBLICI
Una politica territoriale che vede il Comune in grado di assumersi a pieno titolo il ruolo di garante e controllore della trasformazione territoriale, sociale ed economica. Riprendere quella capacità e volontà di progettarsi al suo interno, per organizzare i luoghi ed i centri destinati alla vita collettiva, alla produzione ed al commercio, allo svago ed al riposo con adeguati servizi primari.
Riteniamo che la logica del buon amministratore non è, infatti, solo quella di risolvere l’emergenza, ma anche e soprattutto quella di pianificare a lungo raggio, con un’ampiezza di vedute tale da poter innescare ulteriori sviluppi e rendere la città sempre più vicina alle proprie esigenze.
Esigenza prioritaria della nostra città è, per esempio, un collegamento rapido, comodo con Noverasco e con Milano. Cosa che oggi non è. La passata amministrazione ha peggiorato questo problema cementificando Opera senza curarsi della connessione con Noverasco e Milano.

• Pianificazione Unitaria e Programmata
• Classificazione Stradale e Definizione dei Flussi Veicolari
• Realizzazione di una Casa di Riposo (per i residenti di Opera)
Iniziare un importante processo di ri-organizzazione e sviluppo dell’intero territorio del Comune attraverso una progettazione programmata, unitaria, equilibrata e sostenibile. Sarà importante dare una svolta all’organizzazione della città invertendo la rotta dell’amministrazione uscente capace solo nella creazione di quartieri “dormitorio” privi di servizi e scollegati dal tessuto urbano
esistente. Per questo è necessaria una seria programmazione commerciale. Occorre anche tenere
presente che il rapporto di fidelizzazione che il commerciante instaura con il cliente, soprattutto con quello anziano, è anche un servizio sociale aggiunto che viene offerto alla comunità.
Le ultime residenze edificate, che sono sotto gli occhi di tutti i cittadini operesi e non solo, hanno dimostrato la mancanza di un disegno funzionale e razionale della maglia stradale del Comune.
Classificazione stradale e definizione dei flussi (gli autocarri non attraverseranno più la spina centrale del Paese) saranno i primissimi interventi per risolvere le problematiche viabilistiche, di Opera e delle sue frazioni, parallelamente all’ipotesi di una nuova arteria stradale (esterna al centro abitato del Paese) che possa risolvere il problema del congestionamento del traffico di attraversamento.
Rivedere la viabilità pubblica e privata significa, allora, ridistribuire la circolazione alleggerendo il
traffico verso il centro, creando nuovi collegamenti e sottraendo alla strada quel ruolo di barriera
fisica che spesso assume.
Una struttura che rappresenterà il concreto intervento del comune a favore di cittadini anziani e
disabili offrendo loro ospitalità, assistenza socio-sanitaria, attenzione ai bisogni, espressi o latenti, della vita dell'uomo, con alti livelli di professionalità, umanità e taglio sociale. Una struttura aperta e vissuta a tutto tondo, come fulcro nevralgico nella logica dei servizi territoriali di rete tale da valorizzare la personalizzazione dell'intervento mirato al recupero delle capacità residue del soggetto finalizzato a dare qualità di vita agli anni. Il complesso residenziale, articolato in settori e servizi, potrà essere situato all'interno di un verde parco, in modo tale da poterne caratterizzare la stessa funzione dell’area verde.
PRIMA I SERVIZI, POI LE CASE

2. SICUREZZA E ORDINE PUBBLICO
Il paese che noi vogliamo deve garantire ai propri cittadini un grande senso di sicurezza, ordine e serenità. E’ necessario per questo attuare una seria politica di prevenzione, controllo e repressione di qualsiasi fenomeno criminoso.
Proprio nella consapevolezza che straniero non è sinonimo di criminale ci si deve opporre fermamente al fenomeno dell’immigrazione irregolare poiché questa mette, tanto chi la pratica quanto chi la favorisce, in condizione di vivere ai margini della nostra società e quindi non integrarsi.
Al di là delle attività di contrasto di ogni forma di irregolarità è opportuno che l’amministrazione comunale tenga sempre presente, come criterio ispiratore, il diritto-dovere fondamentale di tutelare i propri concittadini.

• Presenza sul Territorio della Polizia Locale
• Potenziamento dell’illuminazione Pubblica
• Istituzione del Vigile di Zona
La presenza sul territorio della Polizia Locale sarà molto importante nella prevenzione e nella salvaguardia del cittadino, nell’educazione e nell’insegnamento ad un vivere civile. In termini più concreti dovranno riuscire a bilanciare e miscelare autorità e tolleranza.
L’Ente pubblico deve saper fare rispettare la legge e nello stesso tempo educare il cittadino. La presenza della Polizia Locale sul territorio comunale avrà così 3 principali scopi.
Colpire e dissuadere le persone dal delinquere, educare e far conoscere le regole da rispettare, diffondere sicurezza nella popolazione ed aiutarla.
Il potenziamento dell’illuminazione pubblica dove necessario, soprattutto nei parchi e nei giardini, in prossimità delle fermate dei mezzi pubblici ed in alcuni luoghi periferici, avrà lo scopo di rendere il territorio più visibile e conseguentemente più vivibile, aumentando ed incentivando l’animazione, il controllo sociale, il coinvolgimento ed il senso di proprietà.
L’istituzione della figura del “Vigile di zona” per garantire quel costante presidio di tutto il territorio comunale, affinché ogni ciascun cittadino si senta confortato da un punto di riferimento certo, garante della sicurezza e dell’ordine pubblico.

SICUREZZA E’ PROTEZIONE PER IL CITTADINO
INFLESSIBILITA’ PER CHI DELINQUE

3. SERVIZI SOCIALI
Nel merito delle iniziative concrete di sostegno al nucleo familiare, reputiamo importante istituire, con apposita delibera, un contributo economico ai nuovi nati, figli di cittadini residenti nel territorio comunale. Fondamentale anche nel contesto del computo dei parametri per l’accesso all’edilizia pubblica di competenza del consiglio comunale, destinare una quota ai nuclei familiari con anzianità di residenza nel proprio comune. Gli asili-nido e, più in generale, i servizi per l’infanzia sono strumenti indispensabili per conciliare le esigenze familiari e occupazionali dei genitori lavoratori. In particolare riteniamo fondamentale la predisposizione di interventi di accoglienza di minori, in età prescolare, attraverso forme flessibili e dislocate in maniera capillare sul territorio.

• Politiche per la Casa (giovani coppie e residenti bisognosi)
• Servizi Utili e Funzionali per i Giovani (internet gratis) e per gli Anziani (luoghi e strutture)
• Totale abbattimento delle barriere architettoniche
Fondamentale, anche nel contesto del computo dei parametri per l’accesso all’edilizia pubblica di competenza del consiglio comunale, destinare una quota ai nuclei familiari con anzianità di residenza nel proprio comune e permettere alle giovani coppie operesi, agevolazioni per l’acquisto della prima casa o affitti ridotti per un periodo determinato.
Oltre alle politiche che incentiveranno l’aggregazione dei Giovani, la coalizione di Centro-Destra si impegnerà a favorire il servizio gratuito per la navigazione internet appoggiandosi alla tecnologia Wi-Max che potrà coprire l’intero territorio comunale.
L’anziano ha bisogno di sentirsi protagonista del contesto cui appartiene attraverso la partecipazione attiva, anche professionale, alla vita della società, attraverso il recupero della cultura, la trasmissione delle proprie conoscenze e competenze nel contesto familiare e della comunità. L’anziano chiede risposte adeguate ai suoi bisogni, luoghi di incontro e strutture dove poter svolgere i propri svaghi.
La disabilità non può riguardare solo i singoli cittadini che ne sono colpiti e le loro famiglie, ma anche la comunità e le istituzioni locali in un’ottica di collaborazione tra diversi livelli di responsabilità istituzionale e tra le istituzioni, le associazioni ed il privato sociale. L’obiettivo principale dell’Amministrazione in questo settore è migliorare la qualità della vita dei disabili tanta da poter favorire ogniqualvolta possibile la loro possibilità di vita indipendente.
PIU’ AIUTI ALLA FAMIGLIA
CELLULA FONDAMENTALE DELLA SOCIETA’


4. SCUOLA, SPORT e CULTURA
Nel nostro modo di intendere la società e le istituzioni, l’amministrazione comunale deve tenere presente che il futuro della società è rappresentato dalle nuove generazioni. Diventano dunque necessarie iniziative destinate al potenziamento di asili nido e scuole materne che garantiscano una fattiva collaborazione tra autorità locali e famiglie. Inoltre, si potranno rendere più efficienti i servizi complementari erogati dal Comune, quali ad esempio il trasporto degli alunni e la qualità delle mense scolastiche. Incentivare l’attività sportiva con nuove strutture ed in ambito culturale promuovere una politica di armonico equilibrio tra tradizione e modernità, mirata al recupero della nostra identità e contemporaneamente decisa a coglierne le eventuali modificazioni in atto.

• Riqualificazione delle Strutture Scolastiche esistenti e Miglioramento dei Servizi Erogati
• Nuovo Palazzo dello Sport
• Rafforzare il Ruolo delle Associazioni
La scuola costituisce un momento fondamentale ed essenziale della crescita culturale e sociale della collettività. Per questo motivo, reputiamo che l’ambiente, le strutture e gli stessi servizi dovranno avere maggiore qualità. Il bambino, l’adolescente e il giovane ha il diritto di conoscere, imparare e approfondire in strutture gradevoli e funzionali e con strumenti idonei alla loro formazione.
E’ indispensabile la costruzione di un Nuovo Palazzo dello Sport, che l’Amministrazione di Centro-Destra realizzerà. Ciò è anche stato promesso pubblicamente dal Sindaco uscente a fine mandato. Ma in quale Comune ha amministrato nelle due ultime legislature per accorgersi, solo ora, delle necessità di un nuovo palazzo dello sport?? Sarà una scommessa importante e difficile (basta guardare i reali stanziamenti dell’attuale amministrazione per questo intervento, che è chiaramente elettorale).
Noi, invece, crediamo che attraverso processi di project financing ed investitori privati, il nostro Comune avrà sicuramente un Nuovo Palazzo dello Sport efficiente, funzionale e dimensionato sulla base della reale domanda sportiva del paese.
Un ruolo fondamentale nella vita comunitaria per rigenerare e ricostruire la “comunità delle persone” è rivestito dalle associazioni in tutte le loro forme.
Associazioni sportive, culturali, di volontariato, dei consumatori, ambientali, ricreative, sono una imprescindibile ricchezza per il nostro paese. L’Amministrazione promuoverà e svilupperà spazi operativi dove le predette associazioni possano lavorare, incontrarsi, scambiare idee ed esperienze, collaborare per rivitalizzare il territorio e per il raggiungimento dei loro scopi sociali.
La definizione dei programmi dell’Amministrazione, nei vari settori curati dalle associazioni, sarà improntata al loro sostegno ed accompagnamento.
COMUNE AL SERVIZIO DEL CITTADINO
E NON VICEVERSA

5. PROGRAMMAZIONE, BILANCIO e TRASPARENZA
Un’amministrazione ha come obiettivo il perseguimento dell’interesse pubblico, la salvaguardia del territorio, il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, l’offerta di servizi al minor costo per l’utente. Nella predisposizione del bilancio e nella programmazione degli interventi, occorrerà quindi conformare l’esigenza di raggiungere gli obiettivi con la necessità di limitare la spesa. La gestione del bilancio dovrà essere basata su criteri di trasparenza e chiarezza al fine di rendere partecipi i cittadini e informarli circa l’attuazione dei programmi.
Un costante controllo di gestione consentirà di misurare in termini qualitativi e quantitativi i risultati raggiunti e di verificare il contenimento dei costi e l’eliminazione degli sprechi.
• Diminuzione della pressione tributaria
• Erogazione dei Servizi ed Esecuzione degli Interventi in Tempi Brevi e Certi
• Costituzione dell’Ufficio Relazioni Pubbliche
Nella determinazione dei tributi e delle tariffe si dovrà cercare di contenere la pressione tributaria al fine di non gravare ulteriormente sui cittadini; nella predisposizione dei relativi regolamenti si dovranno predisporre provvedimenti di chiara lettura, di facile applicazione, di univoca interpretazione (per limitare il contenzioso), semplificando gli adempimenti burocratici.
Garantire maggiormente l’erogazione dei servizi e la corretta realizzazione delle infrastrutture e delle opere in tempi brevi e certi. Siamo stanchi di vedere interventi iniziati e mai finiti, “prime pietre” posate solo per scopi elettorali. La definizione ed il rispetto dei tempi è un dovere che l’amministrazione ha nei confronti del cittadino, segno di trasparenza e correttezza.
L’apparato amministrativo di un Comune deve sempre avere come riferimento di ogni sua azione il cittadino. Deve aiutare il cittadino al disbrigo delle pratiche e non a complicargliele. Ad esso devono essere garantiti la conoscenza e l’accesso alle prestazioni e, soprattutto, la trasparenza delle decisioni prese che, lo ricordiamo, ricadono, poi, quotidianamente sulla Comunità.
L’Ufficio relazioni esterne dovrà organizzare iniziative di comunicazione e di pubblica utilità, il miglioramento dei servizi per il pubblico, alla semplificazione del linguaggio. Il suo ruolo consisterà nella capacità di creare comprensione e conoscenza. La comunicazione pubblica, in questa logica, è fondamentale visto che si sta avviando verso una vera e propria società di informazione, verso la diffusione di massa delle nuove tecnologie informatiche.
MENO TASSE
PIU’ SOLDI NELLE TASCHE
DEI CITTADINI OPERESI
Questo programma è ancora in elaborazione e mancano alcune parti sostanziali dello stesso che saranno pubblicate con la versione ufficiale della Coalizione di centrodestra, del Candidato Sindaco Ettore Fusco, che sarà distribuita a tutte le famiglie operesi nelle prossime settimane.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

  • Venerdì 11 aprile INCONTRO PUBBLICO su ALLARGAMENTO VIA RIPAMONTI all'aula magna della scuola media di Via F.lli Cervi davanti all'ingresso della Polisportiva.

PREVISTA LA PARTECIPAZIONE DI:

  • E' possibile che partecipi l'Onorevole ROBERTO MARONI (Lega Nord)
  • Porterà un saluto il PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA ROBERTO FORMIGONI
  • SEN. ANTONINO CARUSO (Alleanza Nazionale - candidato al Senato con il Popolo della Libertà)
  • MATTEO SALVINI (capogruppo Lega Nord Milano - candidato alla Camera dei Deputati)
  • CARLO FIDANZA (capogruppo AN Milano - candidato alla Camera dei Deputati con il Popolo della Libertà)

I GAZEBO DELLA SETTIMANA:

VENERDI' 11 APRILE

VIA FERMI NOVERASCO DALLE ORE 17.00 ALLE ORE 19.00 CON APERITIVO

OPERA LA SCINTILLA A DUE MESI DALLE ELEZIONI

Nessuno vuole l’inceneritore «Silla 3, pronte le barricate»
— OPERA — E’ GUERRA sull'inceneritore ad Opera. Era inevitabile che a circa due mesi dalla tornata elettorale amministrativa sarebbe bastata una scintilla per fare infiammare il dibattito politico e coinvolgere la cittadinanza intera. Infatti tutti, ma proprio tutti, sono pronti a fare le barricate contro Silla 3. A partire dalla maggioranza di centrosinistra, per finire al centrodestra e alla lega di Ettore Fusco, battagliero più che mai. Il bello è che nessuno lo vuole l'inceneritore ma tutti accusano tutti.
«PENATI, la Moratti e Formigoni raggiungono l'accordo sul nuovo termovalorizzatore ma Opera dice no. Nei giorni scorsi Filippo Penati ha annunciato querele a quei giornalisti che parlavano di disponibilità della Provincia a costruire nuovi termovalorizzatori. Eppure oggi ancora si dice d'accordo. Il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti, ha invece rincarato la dose smentendo le voci che davano un possibile interessamento per l'area sud milanese parlando di "bufala" - spiega Ettore Fusco, leader della lega e di Opera Sicura -. Oggi apprendiamo che Comune, Provincia e Regione sono tutti d'accordo a costruire un nuovo impianto sul territorio e visto l'affannarsi di Penati e Ramazzotti nel tranquillizzare il sud Milano abbiamo la certezza che la coppia che portò il campo nomadi a Opera voglia oggi giocarci lo scherzo dell'inceneritore».
«LA RIUNIONE fra i presidenti della Regione e della Provincia con il sindaco di Milano ha confermato che non è stata presa alcuna decisione e non vi sono indicazioni specifiche per il sud Milano. Anche perché non può essere pensata una localizzazione nella nostra zona per una serie di problematiche tecniche e viabilistiche - commenta secco del sindaco Alessandro Ramazzotti -. Continuano però le insistenti dichiarazioni di esponenti milanesi, quale risultato, forse, di pressanti interessi speculativi nel sud milanese e della volontà di strumentalizzare la vicenda in vista dell'appuntamento delle Amministrative a Opera».
«L'unica persona che ancora nega il coinvolgimento della Provincia è il nostro sindaco Alessandro Ramazzotti - commentano An e Forza Italia -. Negare l'evidenza in modo così palese rappresenta l'ennesima presa in giro».
Massimiliano Saggese da Il Giorno del 30 gennaio 2008
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Laicità, ragione etica e radici. Il testo integrale del discorso della visita alla Sapienza

17 gennaio 2008
Il testo integrale dell'allocuzione che Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare durante la sua visita all'università romana de "La Sapienza", per l'inaugurazione dell'anno accademico.
Magnifico Rettore, Autorità politiche e civili, Illustri docenti e personale tecnico amministrativo, cari giovani studenti! È per me motivo di profonda gioia incontrare la comunità della “Sapienza - Università di Roma” in occasione della inaugurazione dell’anno accademico. Da secoli ormai questa Università segna il cammino e la vita della città di Roma, facendo fruttare le migliori energie intellettuali in ogni campo del sapere. Sia nel tempo in cui, dopo la fondazione voluta dal Papa Bonifacio VIII, l’istituzione era alle dirette dipendenze dell’Autorità ecclesiastica, sia successivamente quando lo Studium Urbis si è sviluppato come istituzione dello Stato italiano, la vostra comunità accademica ha conservato un grande livello scientifico e culturale, che la colloca tra le più prestigiose università del mondo. Da sempre la Chiesa di Roma guarda con simpatia e ammirazione a questo centro universitario, riconoscendone l’impegno, talvolta arduo e faticoso, della ricerca e della formazione delle nuove generazioni. Non sono mancati in questi ultimi anni momenti significativi di collaborazione e di dialogo. Vorrei ricordare, in particolare, l’Incontro mondiale dei Rettori in occasione del Giubileo delle Università, che ha visto la vostra comunità farsi carico non solo dell’accoglienza e dell’organizzazione, ma soprattutto della profetica e complessa proposta della elaborazione di un “nuovo umanesimo per il terzo millennio”. Mi è caro, in questa circostanza, esprimere la mia gratitudine per l’invito che mi è stato rivolto a venire nella vostra università per tenervi una lezione. In questa prospettiva mi sono posto innanzitutto la domanda: Che cosa può e deve dire un Papa in un’occasione come questa? Nella mia lezione a Ratisbona ho parlato, sì, da Papa, ma soprattutto ho parlato nella veste del già professore di quella mia università, cercando di collegare ricordi ed attualità. Nell’università “Sapienza”, l’antica università di Roma, però, sono invitato proprio come Vescovo di Roma, e perciò debbo parlare come tale. Certo, la “Sapienza” era un tempo l’università del Papa, ma oggi è un’università laica con quell’autonomia che, in base al suo stesso concetto fondativo, ha fatto sempre parte della natura di università, la quale deve essere legata esclusivamente all’autorità della verità. Nella sua libertà da autorità politiche ed ecclesiastiche l’università trova la sua funzione particolare, proprio anche per la società moderna, che ha bisogno di un’istituzione del genere. Ritorno alla mia domanda di partenza: Che cosa può e deve dire il Papa nell’incontro con l’università della sua città? Riflettendo su questo interrogativo, mi è sembrato che esso ne includesse due altri, la cui chiarificazione dovrebbe condurre da sé alla risposta. Bisogna, infatti, chiedersi: Qual è la natura e la missione del Papato? E ancora: Qual è la natura e la missione dell’università? Non vorrei in questa sede trattenere Voi e me in lunghe disquisizioni sulla natura del Papato. Basti un breve accenno. Il Papa è anzitutto Vescovo di Roma e come tale, in virtù della successione all’Apostolo Pietro, ha una responsabilità episcopale nei riguardi dell’intera Chiesa cattolica. La parola “vescovo”–episkopos, che nel suo significato immediato rimanda a “sorvegliante”, già nel Nuovo Testamento è stata fusa insieme con il concetto biblico di Pastore: egli è colui che, da un punto di osservazione sopraelevato, guarda all’insieme, prendendosi cura del giusto cammino e della coesione dell’insieme. In questo senso, tale designazione del compito orienta lo sguardo anzitutto verso l’interno della comunità credente. Il Vescovo – il Pastore – è l’uomo che si prende cura di questa comunità; colui che la conserva unita mantenendola sulla via verso Dio, indicata secondo la fede cristiana da Gesù – e non soltanto indicata: Egli stesso è per noi la via. Ma questa comunità della quale il Vescovo si prende cura – grande o piccola che sia – vive nel mondo; le sue condizioni, il suo cammino, il suo esempio e la sua parola influiscono inevitabilmente su tutto il resto della comunità umana nel suo insieme. Quanto più grande essa è, tanto più le sue buone condizioni o il suo eventuale degrado si ripercuoteranno sull’insieme dell’umanità. Vediamo oggi con molta chiarezza, come le condizioni delle religioni e come la situazione della Chiesa – le sue crisi e i suoi rinnovamenti – agiscano sull’insieme dell’umanità. Così il Papa, proprio come Pastore della sua comunità, è diventato sempre di più anche una voce della ragione etica dell’umanità. Qui, però, emerge subito l’obiezione, secondo cui il Papa, di fatto, non parlerebbe veramente in base alla ragione etica, ma trarrebbe i suoi giudizi dalla fede e per questo non potrebbe pretendere una loro validità per quanti non condividono questa fede. Dovremo ancora ritornare su questo argomento, perché si pone qui la questione assolutamente fondamentale: Che cosa è la ragione? Come può un’affermazione – soprattutto una norma morale – dimostrarsi “ragionevole”? A questo punto vorrei per il momento solo brevemente rilevare che John Rawls, pur negando a dottrine religiose comprensive il carattere della ragione “pubblica”, vede tuttavia nella loro ragione “non pubblica” almeno una ragione che non potrebbe, nel nome di una razionalità secolaristicamente indurita, essere semplicemente disconosciuta a coloro che la sostengono. Egli vede un criterio di questa ragionevolezza fra l’altro nel fatto che simili dottrine derivano da una tradizione responsabile e motivata, in cui nel corso di lunghi tempi sono state sviluppate argomentazioni sufficientemente buone a sostegno della relativa dottrina. In questa affermazione mi sembra importante il riconoscimento che l’esperienza e la dimostrazione nel corso di generazioni, il fondo storico dell’umana sapienza, sono anche un segno della sua ragionevolezza e del suo perdurante significato. Di fronte ad una ragione a-storica che cerca di autocostruirsi soltanto in una razionalità a-storica, la sapienza dell’umanità come tale – la sapienza delle grandi tradizioni religiose – è da valorizzare come realtà che non si può impunemente gettare nel cestino della storia delle idee. Ritorniamo alla domanda di partenza. Il Papa parla come rappresentante di una comunità credente, nella quale durante i secoli della sua esistenza è maturata una determinata sapienza della vita; parla come rappresentante di una comunità che custodisce in sé un tesoro di conoscenza e di esperienza etiche, che risulta importante per l’intera umanità: in questo senso parla come rappresentante di una ragione etica. Ma ora ci si deve chiedere: E che cosa è l’università? Qual è il suo compito? È una domanda gigantesca alla quale, ancora una volta, posso cercare di rispondere soltanto in stile quasi telegrafico con qualche osservazione. Penso si possa dire che la vera, intima origine dell’università stia nella brama di conoscenza che è propria dell’uomo. Egli vuol sapere che cosa sia tutto ciò che lo circonda. Vuole verità. In questo senso si può vedere l’interrogarsi di Socrate come l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. Penso ad esempio – per menzionare soltanto un testo – alla disputa con Eutifrone, che di fronte a Socrate difende la religione mitica e la sua devozione. A ciò Socrate contrappone la domanda: “Tu credi che fra gli dei esistano realmente una guerra vicendevole e terribili inimicizie e combattimenti … Dobbiamo, Eutifrone, effettivamente dire che tutto ciò è vero?” (6 b – c). In questa domanda apparentemente poco devota – che, però, in Socrate derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino – i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. Hanno accolto la loro fede non in modo positivista, o come la via d’uscita da desideri non appagati; l’hanno compresa come il dissolvimento della nebbia della religione mitologica per far posto alla scoperta di quel Dio che è Ragione creatrice e al contempo Ragione-Amore. Per questo, l’interrogarsi della ragione sul Dio più grande come anche sulla vera natura e sul vero senso dell’essere umano era per loro non una forma problematica di mancanza di religiosità, ma faceva parte dell’essenza del loro modo di essere religiosi. Non avevano bisogno, quindi, di sciogliere o accantonare l’interrogarsi socratico, ma potevano, anzi, dovevano accoglierlo e riconoscere come parte della propria identità la ricerca faticosa della ragione per raggiungere la conoscenza della verità intera. Poteva, anzi doveva così, nell’ambito della fede cristiana, nel mondo cristiano, nascere l’università. È necessario fare un ulteriore passo. L’uomo vuole conoscere – vuole verità. Verità è innanzitutto una cosa del vedere, del comprendere, della theoría, come la chiama la tradizione greca. Ma la verità non è mai soltanto teorica. Agostino, nel porre una correlazione tra le Beatitudini del Discorso della Montagna e i doni dello Spirito menzionati in Isaia 11, ha affermato una reciprocità tra “scientia” e “tristitia”: il semplice sapere, dice, rende tristi. E di fatto – chi vede e apprende soltanto tutto ciò che avviene nel mondo, finisce per diventare triste. Ma verità significa di più che sapere: la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Questo è anche il senso dell’interrogarsi socratico: Qual è quel bene che ci rende veri? La verità ci rende buoni, e la bontà è vera: è questo l’ottimismo che vive nella fede cristiana, perché ad essa è stata concessa la visione del Logos, della Ragione creatrice che, nell’incarnazione di Dio, si è rivelata insieme come il Bene, come la Bontà stessa. Nella teologia medievale c’è stata una disputa approfondita sul rapporto tra teoria e prassi, sulla giusta relazione tra conoscere ed agire – una disputa che qui non dobbiamo sviluppare. Di fatto l’università medievale con le sue quattro Facoltà presenta questa correlazione. Cominciamo con la Facoltà che, secondo la comprensione di allora, era la quarta, quella di medicina. Anche se era considerata più come “arte” che non come scienza, tuttavia, il suo inserimento nel cosmo dell’universitas significava chiaramente che era collocata nell’ambito della razionalità, che l’arte del guarire stava sotto la guida della ragione e veniva sottratta all’ambito della magia. Guarire è un compito che richiede sempre più della semplice ragione, ma proprio per questo ha bisogno della connessione tra sapere e potere, ha bisogno di appartenere alla sfera della ratio. Inevitabilmente appare la questione della relazione tra prassi e teoria, tra conoscenza ed agire nella Facoltà di giurisprudenza. Si tratta del dare giusta forma alla libertà umana che è sempre libertà nella comunione reciproca: il diritto è il presupposto della libertà, non il suo antagonista. Ma qui emerge subito la domanda: Come s’individuano i criteri di giustizia che rendono possibile una libertà vissuta insieme e servono all’essere buono dell’uomo? A questo punto s’impone un salto nel presente: è la questione del come possa essere trovata una normativa giuridica che costituisca un ordinamento della libertà, della dignità umana e dei diritti dell’uomo. È la questione che ci occupa oggi nei processi democratici di formazione dell’opinione e che al contempo ci angustia come questione per il futuro dell’umanità. Jürgen Habermas esprime, a mio parere, un vasto consenso del pensiero attuale, quando dice che la legittimità di una carta costituzionale, quale presupposto della legalità, deriverebbe da due fonti: dalla partecipazione politica egualitaria di tutti i cittadini e dalla forma ragionevole in cui i contrasti politici vengono risolti. Riguardo a questa “forma ragionevole” egli annota che essa non può essere solo una lotta per maggioranze aritmetiche, ma che deve caratterizzarsi come un “processo di argomentazione sensibile alla verità” (wahrheitssensibles Argumentationsverfahren). È detto bene, ma è cosa molto difficile da trasformare in una prassi politica. I rappresentanti di quel pubblico “processo di argomentazione” sono – lo sappiamo – prevalentemente i partiti come responsabili della formazione della volontà politica. Di fatto, essi avranno immancabilmente di mira soprattutto il conseguimento di maggioranze e con ciò baderanno quasi inevitabilmente ad interessi che promettono di soddisfare; tali interessi però sono spesso particolari e non servono veramente all’insieme. La sensibilità per la verità sempre di nuovo viene sopraffatta dalla sensibilità per gli interessi. Io trovo significativo il fatto che Habermas parli della sensibilità per la verità come di elemento necessario nel processo di argomentazione politica, reinserendo così il concetto di verità nel dibattito filosofico ed in quello politico. Ma allora diventa inevitabile la domanda di Pilato: Che cos’è la verità? E come la si riconosce? Se per questo si rimanda alla “ragione pubblica”, come fa Rawls, segue necessariamente ancora la domanda: Che cosa è ragionevole? Come una ragione si dimostra ragione vera? In ogni caso, si rende in base a ciò evidente che, nella ricerca del diritto della libertà, della verità della giusta convivenza devono essere ascoltate istanze diverse rispetto a partiti e gruppi d’interesse, senza con ciò voler minimamente contestare la loro importanza. Torniamo così alla struttura dell’università medievale. Accanto a quella di giurisprudenza c’erano le Facoltà di filosofia e di teologia, a cui era affidata la ricerca sull’essere uomo nella sua totalità e con ciò il compito di tener desta la sensibilità per la verità. Si potrebbe dire addirittura che questo è il senso permanente e vero di ambedue le Facoltà: essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità. Ma come possono esse corrispondere a questo compito? Questa è una domanda per la quale bisogna sempre di nuovo affaticarsi e che non è mai posta e risolta definitivamente. Così, a questo punto, neppure io posso offrire propriamente una risposta, ma piuttosto un invito a restare in cammino con questa domanda – in cammino con i grandi che lungo tutta la storia hanno lottato e cercato, con le loro risposte e con la loro inquietudine per la verità, che rimanda continuamente al di là di ogni singola risposta. Teologia e filosofia formano in ciò una peculiare coppia di gemelli, nella quale nessuna delle due può essere distaccata totalmente dall’altra e, tuttavia, ciascuna deve conservare il proprio compito e la propria identità. È merito storico di san Tommaso d’Aquino – di fronte alla differente risposta dei Padri a causa del loro contesto storico – di aver messo in luce l’autonomia della filosofia e con essa il diritto e la responsabilità propri della ragione che s’interroga in base alle sue forze. Differenziandosi dalle filosofie neoplatoniche, in cui religione e filosofia erano inseparabilmente intrecciate, i Padri avevano presentato la fede cristiana come la vera filosofia, sottolineando anche che questa fede corrisponde alle esigenze della ragione in ricerca della verità; che la fede è il “sì” alla verità, rispetto alle religioni mitiche diventate semplice consuetudine. Ma poi, al momento della nascita dell’università, in Occidente non esistevano più quelle religioni, ma solo il cristianesimo, e così bisognava sottolineare in modo nuovo la responsabilità propria della ragione, che non viene assorbita dalla fede. Tommaso si trovò ad agire in un momento privilegiato: per la prima volta gli scritti filosofici di Aristotele erano accessibili nella loro integralità; erano presenti le filosofie ebraiche ed arabe, come specifiche appropriazioni e prosecuzioni della filosofia greca. Così il cristianesimo, in un nuovo dialogo con la ragione degli altri, che veniva incontrando, dovette lottare per la propria ragionevolezza. La Facoltà di filosofia che, come cosiddetta “Facoltà degli artisti”, fino a quel momento era stata solo propedeutica alla teologia, divenne ora una Facoltà vera e propria, un partner autonomo della teologia e della fede in questa riflessa. Non possiamo qui soffermarci sull’avvincente confronto che ne derivò. Io direi che l’idea di san Tommaso circa il rapporto tra filosofia e teologia potrebbe essere espressa nella formula trovata dal Concilio di Calcedonia per la cristologia: filosofia e teologia devono rapportarsi tra loro “senza confusione e senza separazione”. “Senza confusione” vuol dire che ognuna delle due deve conservare la propria identità. La filosofia deve rimanere veramente una ricerca della ragione nella propria libertà e nella propria responsabilità; deve vedere i suoi limiti e proprio così anche la sua grandezza e vastità. La teologia deve continuare ad attingere ad un tesoro di conoscenza che non ha inventato essa stessa, che sempre la supera e che, non essendo mai totalmente esauribile mediante la riflessione, proprio per questo avvia sempre di nuovo il pensiero. Insieme al “senza confusione” vige anche il “senza separazione”: la filosofia non ricomincia ogni volta dal punto zero del soggetto pensante in modo isolato, ma sta nel grande dialogo della sapienza storica, che essa criticamente e insieme docilmente sempre di nuovo accoglie e sviluppa; ma non deve neppure chiudersi davanti a ciò che le religioni ed in particolare la fede cristiana hanno ricevuto e donato all’umanità come indicazione del cammino. Varie cose dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle autorità ecclesiali, sono state dimostrate false dalla storia e oggi ci confondono. Ma allo stesso tempo è vero che la storia dei santi, la storia dell’umanesimo cresciuto sulla basa della fede cristiana dimostra la verità di questa fede nel suo nucleo essenziale, rendendola con ciò anche un’istanza per la ragione pubblica. Certo, molto di ciò che dicono la teologia e la fede può essere fatto proprio soltanto all’interno della fede e quindi non può presentarsi come esigenza per coloro ai quali questa fede rimane inaccessibile. È vero, però, al contempo che il messaggio della fede cristiana non è mai soltanto una “comprehensive religious doctrine” nel senso di Rawls, ma una forza purificatrice per la ragione stessa, che aiuta ad essere più se stessa. Il messaggio cristiano, in base alla sua origine, dovrebbe essere sempre un incoraggiamento verso la verità e così una forza contro la pressione del potere e degli interessi. Ebbene, finora ho solo parlato dell’università medievale, cercando tuttavia di lasciar trasparire la natura permanente dell’università e del suo compito. Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell’università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia; in secondo luogo, nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l’uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all’umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell’uomo, e di questo possiamo solo essere grati. Ma il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo. Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande. Se però la ragione – sollecita della sua presunta purezza – diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola. Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e – preoccupata della sua laicità – si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma. Con ciò ritorno al punto di partenza. Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro.

Don Colmegna: "una sera hanno addirittura incendiato alcune tende cercando di aggredirne gli occupanti"

Tra le tante castronerie dette in merito alla vicenda operese del campo nomadi, voluto in Paese dal Sindaco Ramazzotti e dai preti della Casa delle carità, vi segnaliamo queste parole di Don Virginio Colmegna che, seppure non siano del tenore di quelle che addirittura imputavano agli operesi l'incendio del campo con 30 neonati all'interno, rappresentano comunque la dimostrazione di quanto siano false alcune persone.
Che Dio le abbia in grazia, soprattutto quando si spacciano per uomini della chiesa.
Per chi non sapesse come sono andate le cose a Opera: la sera del 21 dicembre 2006 un numeroso gruppo di manifestanti nell'ambito di una protesta contro l'insediamento di un campo nomadi in paese ha devastato e dato alle fiamme alcune tende che al mattino precedente erano state montate per ospitare dopo qualche giorno i nomadi.
I lavori non erano ancora terminati ed all'interno del campo si trovavano solo tredici tende vuote ed alcuni bidoni che erano serviti per rifornire di nafta lo scavatore all'opera durante il giorno per predisporre gli scavi necessari alla rete fognaria ed agli allacciamenti.
Niente altro e soprattutto nessun essere vivente era nel campo. Neppure le forze dell'ordine a presidiarlo.
Fatto curioso i bidoni vuoti della nafta erano disseminati per il campo uno per ogni tenda bruciata. Il giorno dopo sembrava quasi che qualcuno avesse voluto dare l'impressione che ogni bidone fosse stato utilizzato per bruciare una tenda. Ovviamente l'indagine ha dimostrato il contrario ma non ha preso in considerazione l'ipotesi di verificare chi avesse predisposto l'infame collage.
Mentre un vigile operese annusava il contenuto dei bidoni e li disponeva a suo piacimento siamo stati informati da un operaio della provincia che quelli erano i bidoni utilizzati da lui il giorno precedente per muovere lo scavatore.
Ma quel vigile l'abbiamo visto solo noi?
Parla don Virginio Colmegna, responsabile della Casa della carità
«I NOMADI NON DEVONO ESSERE ABBANDONATI A SE STESSI»
Dopo lo sgombero del 14 dicembre scorso in via Ripamonti a Milano, gli immigrati rumeni sono provvisoriamente ospitati in un campo di Opera. Don Virginio Colmegna, con i suoi operatori della casa delle carità, da tempo li segue da vicino, e molti di loro sono già stati responsabilizzati con un patto di socialità Intanto continua il tavolo di confronto con le istituzioni per uscire dall’emergenza e restituire dignità alle persone.
Quello dei campi nomadi non è un problema nuovo per l’area metropolitana milanese, ma da metà dicembre è scattata nuovamente l’emergenza, prima con lo sgombero forzoso di via Ripamonti a Milano (e conseguente allestimento di una tendopoli d’emergenza nel comune di Opera), poi con gli incendi nel campo di via Triboniano dalle parti del Cimitero milanese di Musocco. «L’emergenza c’è da tempo purtroppo», dice don Virginio Colmegna, responsabile della Casa della carità, «ma è difficile affrontarla se si lasciano incancrenire le situazioni, invece che risolverle, sia nelle “aree dimesse” occupate abusivamente, sia nei campi nomadi regolari sulla carta ma di fatto abbandonati a se stessi».
Don Colmegna, da sempre in prima linea quando c’è da affrontare una situazione di disagio sociale, prima come direttore della Caritas Ambrosiana e ora come responsabile di una struttura d’accoglienza appositamente istituita dalla Diocesi per questi tipi di emergenza, ha le idee chiare in proposito. «La prima scelta», spiega, «è quella di offrire una presenza umana e solidale che sia capace di restituire dignità alle persone e di dialogare con gli ospiti».
Che cosa non ha funzionato con lo sgombero di via Ripamonti?
Fare sgomberi in quel modo, senza prospettare soluzioni alternative, è drammatico. In via Ripamonti c’era gente che abitava da tempo in condizioni difficili, certamente, ma invece di migliorarle si è proceduto a uno sgombero forzoso, buttando in strada, alle sei di mattino, in pieno inverno, soprattutto mamme con bambini. Noi siamo intervenuti per tamponare una situazione di estremo disagio, cercando soluzioni concrete per venire incontro ai bisogni immediati di questa gente Non è possibile continuare con la logica degli sgomberi, prevaricando la dignità delle persone e scaricando i problemi sempre sugli “altri”.
Che cosa avete fatto, in concreto?
Li abbiamo accolti per la prima notte alla Casa della carità e poi abbiamo chiesto un incontro urgente in prefettura col Comune e gli enti cointeressati perché di fronte a uno sgombero senza preavviso ci fosse una risposta istituzionale seria e adeguata. Quella di via Ripamonti era una piccola comunità, 72 persone in tutto (di cui 37 minori), che noi e la Comunità di S. Egidio seguivamo da tempo; eravamo riusciti persino a convincerli a mandare i figli a scuola. Poi, d’improvviso, alle sei di un mattino d’inverno, fuori tutti…
E dal tavolo di confronto con le istituzioni che cosa è emerso?
Tutti hanno riconosciuto che si è trattato di una decisione sbagliata, senz’altro affrettata nei tempi e nei modi. E che non si possono risolvere le emergenze creandone di nuove. Forse ancor più drammatiche. Questi rumeni, come ho detto, li conosciamo da tempo, anche perché hanno legami di parentela con il gruppo di Capo Rizzuto (sgomberato nel giugno 2005, ndr) che da un anno e mezzo abita da noi al Ceas di Parco Lambro e in via Varanini a Milano. Per loro avevamo ipotizzato una sistemazione nel “villaggio solidale” che sta per realizzarsi a Cologno Monzese; un villaggio pensato per queste situazioni di emergenza, ma con spazi anche per famiglie rom. Progetto e finanziamenti ci sono già, e la posa della prima pietra è prevista nei prossimi mesi.
Quindi come si è risolto il problema dei rumeni che hanno abbandonato il campo di via Ripamonti?
Sono stati sistemati su di un terreno di proprietà dell’Amministrazione comunale di Milano, ma ubicato nel Comune di Opera, a Noverasco. L’area messa a disposizione era destinata al parcheggio delle attrezzature dei giostrai in transito, di qui la concessione di una tendopoli provvisoria, fino al 31 marzo. Il Comune di Milano si è però impegnato a organizzare il trasporto da Opera per portare in città gli alunni che frequentano le scuole di via Ripamonti.
Quali saranno i prossimi passi?
Si tratta di una soluzione temporanea, tre mesi in tutto, eppure a Opera c’è stata una reazione violenta da parte di un gruppo di cittadini che abitano nelle zone limitrofe al campo: una sera hanno addirittura incendiato alcune tende cercando di aggredirne gli occupanti. Capisco che ci sia bisogno di un confronto con i cittadini, ma respingo questi atti di violenza. La comunità cristiana, però, ha reagito bene: il giorno degli scontri siamo stati accolti in chiesa, dove è venuto anche il Moderator Curiae, monsignor Gianni Zappa, a portarci il saluto solidale dell’Arcivescovo. Poi abbiamo fatto festa tutti assieme in Oratorio, anche per dare al paese un segnale concreto di accoglienza. Anche il giorno dell’Epifania abbiamo pranzato con i nomadi e i giovani delle parrocchie vicine. Entro il 19 gennaio le istituzioni si sono impegnate a trovare una soluzione definitiva. Aspetto con fiducia.

IDEE per l’Europa dei popoli

L’Europa dei popoli in contrapposizione con l’Europa dei grandi banchieri; l’Europa delle identità contro l’Europa dell’immigrazione di massa; l’Europa del federalismo che si oppone al centralismo di Maastricht; l’Europa delle millenarie Cattedrali che non vuole soccombere a quella dei minareti.
Sono solo alcuni dei temi di fondo che potete trovare dibattuti e sviluppati in una nuova bellissima rivista “IDEE per l’Europa dei popoli”.
Un progetto editoriale che nasce per iniziativa di Mario Borghezio, un antesignano delle battaglie libertarie dei popoli autonomisti e indipendentisti, che ha chiamato a raccolta un gruppo di collaboratori di collaudata esperienza. Con una veste grafica assai accattivante, il lettore percepisce fin dalle prime pagine di avere per le mani un prodotto di qualità fuori dall’ordinario, che esce dagli schemi stanchi della solita stampa allineata. Qui, per fortuna, pagina dopo pagina il clima è quello del “politicamente scorretto”, di quello cioè che non è chic dibattere e di ciò che per una certa corrente di pensiero è meglio passare sotto silenzio. Ma quello che più mi piace sottolineare è il taglio “metapolitico” di IDEE, una visione non limitata al quotidiano ma proiettata anche alle grandi visioni del passato e del futuro, per conoscere e rivendicare il primo e per meglio affrontare il secondo. Così si spazia dai temi di festività e tradizioni religiose, alle storie di antiche popolazioni, al mito di Re Artù, ai temi attuali dell’autonomismo Basco, della Francia di Sarkozy o del caso di Pim Fortuyn in Olanda.
Insomma, un ventaglio ben confezionato di argomenti trattati in modo esaustivo ma non accademico, per una pubblicazione che promette di diventare una palestra di idee ed una preziosa fonte di informazioni. A tal proposito risultano particolarmente interessanti le segnalazioni librarie e quelle di eventi riguardanti associazioni padaniste o gruppi autonomisti.
Uno strumento necessario che colma un vuoto nell’editoria alternativa, uno strumento che va assolutamente letto e diffuso fra tutti coloro che non vogliono rassegnarsi all’Europa delle lobbies.
Sandro Maj (Poasco)


La rivista costa 10 euro ed è disponibile nelle migliori librerie e presso i collaboratori della Fondazione. Per Opera e zone limitrofe rivolgersi a legaopera@tiscali.it oppure al 3481311083

OPERA E LOCATE: LASTRE «SBRICIOLATE»

Capannoni abbandonati Scatta l’allarme amianto
Da "Il Giorno" del 20/11/2007 di MASSIMILIANO SAGGESE
OPERA - ALLARME AMIANTO nel centro di Opera e a Locate Triulzi. A Opera, una vecchia struttura industriale ha i tetti completamente ricoperti del pericoloso materiale. La segnalazione è giunta da alcuni residenti e da operatori economici della zona, preoccupati per la possibile dispersione di particelle di cancerogeno amianto nell’aria. Ci siamo recati in via Diaz per verificare la segnalazione e in effetti alcuni capannoni ex industriali oggi dismessi, sono lì abbandonati, a far brutta mostra di sé. Le attività industriali condotte per decenni nell’area imporrebbero, tra l’altro, anche un accurato carotaggio del terreno per sondare se vi siano, come alcuni temono, scorie industriali. Tutta l’area produttiva e deposito dei capannoni è coperta con un doppio strato d’amianto. La proprietà dell’area avrebbe richiesto al Comune di poter procedere con un piano di riqualificazione, eliminando l’amianto e i vecchi capannoni. Il secondo allarme amianto proviene invece non lontano ma in territorio del Comune di Locate Triulzi, sulla strada che porta alla statale della Val Tidone. Anche qui esistono vecchi capannoni industriali dismessi con le lastre di amianto semi sbriciolate in bella mostra.
«OPERA HA DIVERSE aree dismesse e tra queste vi è quella di Via Diaz dove, da diverso tempo, la proprietà cerca di interloquire con l’amministrazione per riqualificare gli unici capannoni ancora in piedi in un’area residenziale densamente abitata - spiega Ettore Fusco, di Opera Sicura -. Abbiamo manifestato la nostra solidarietà a questi imprenditori che vorrebbero adeguare le proprietà a più consoni edifici abitativi che soddisferebbero peraltro le esigenze di chi cerca casa evitando nuove edificazioni». «Penso sia l’Asl che debba dirci se vi sia o meno un allarme amianto, non certamente un consigliere comunale - replica il sindaco Alessandro Ramazzotti -. E dall’Asl non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione in merito. Comunque la zona sarà interessata, nei prossimi mesi, da un intervento di riqualificazione, come deciso in consiglio al momento dell’approvazione del Piano di inquadramento, documento che anticipa il Piano di governo del territorio. Allarmare le persone senza alcun riscontro certo mi sembra irresponsabile».
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DOMENICA 16 DICEMBRE 2007 ORE 20.00 - INVITO A CENA

La Lega Nord per l'indipendenza della Padania ha il piacere di invitare tutti i simpatizzanti del movimento, i presidianti di Opera, i membri di Opera Sicura ed i sostenitori personali del Consigliere Ettore Fusco ad una cena offerta dalla Segreteria Cittadina per augurare nel migliore dei modi Buon Natale e, soprattutto, Felice Anno Nuovo agli operesi.Alla cena hanno già confermato la presenza:
  • Assessore Davide Boni - Regione Lombardia.
  • Onorevole Mario Borghezio - Parlamento Europeo.
  • Onorevole Paolo Grimoldi - Deputato e Segretario Federale del Movimento Giovani Padani

ed altri rappresentanti delle istituzioni.

Potendo contenere solo 230 posti vi preghiamo di confermare la gradita presenza al più presto inviandoci una email a gruppoconsiliarelega@tiscali.it oppure chiamando o scrivendo un sms al 3481311083.

Per chi fosse vegetariano è previsto un menù alternativo purchè segnalato al momento della prenotazione.